"Lucciole in mezzo al grano": un'idea, un progetto, un metodo di lavoro
Mi affacciavo alla finestra dell’ufficio, durante i lunghi mesi della pandemia.
Nel cortile del basket, nessuno giocava. Né grida, né rimbalzo di palloni… inutile vuoto e silenzio.
Il lavoro, quello era più facile: nelle aule stavano solo i pochi insegnanti che non lavoravano da casa, i pc accesi per parlare ai ragazzi chiusi nelle loro case; nessuno a bussare in presidenza a chiedere un minuto del mio tempo…vuoto, solitudine, e dolore.
Piano piano abbiamo ripreso in mano le nostre vite, prima a singhiozzo, poi con lenti passaggi per superare la diffidenza, la paura del contatto. Finalmente via le mascherine, siamo tornati poco a poco a sorridere, a parlare, talvolta a piangere senza essere nascosti. La scuola si è di nuovo affollata , ragazzi e adulti ad animarla. Riaccese le macchinette del caffè, ora il pallone di nuovo rimbalza nel cortile; la musica del pianoforte accompagna i miei pomeriggi, nell’ultimo anno di servizio.
Quanto abbiamo pagato questi anni di chiusura e -soprattutto – quanto hanno pagato i ragazzi? Moltissimo. Negli anni in cui gli sguardi, le voci, gli incontri, il battito del cuore devono mescolarsi ai pensieri, tra loro si è invece innalzato un diaframma, uno schermo.
Le lezioni sono in qualche modo proseguite , spesso eroicamente… ma la scuola, quella vera, l’abbiamo ritrovata in pieno solo quest’anno.
Ritrovati i ragazzi, la loro luce, la loro fragilità meritava un’idea grande, che restituisse alla scuola il suo valore.
Scuola, grano alto e fecondo che nasconde le creature che si muovono al suo interno, nel contempo le protegge, le difende, le invita a risalire lungo le spighe e a trovare la strada per innalzarsi e volare via, nel libero prato.
Volevo che i miei studenti comprendessero il bene che hanno, che aprissero gli occhi sulla bellezza che li circonda, sulla bellezza di cui sono portatori e che si costruisce tramite la conoscenza: di sé, dell’altro, del mondo.
Da qui il progetto “Lucciole in mezzo al grano” che sta per avere compimento nella visione dei 24 video prodotti, nel viaggio di 180 studenti verso i luoghi dove ancora vive la bellezza del passato, nella giornata conclusiva del 6 giugno con il “Fermi in Prato” , nella presentazione del video finale che un giovane videomaker professionista sta preparando da mesi, e che proprio il 6 giugno consegneremo alle autorità e al pubblico.
Sarà una conclusione per ripartire, un saluto, un segno per gli anni scolastici a venire.
Il cancello del Fermi che riapre, dopo una prolungata chiusura.
Alberta Angelini, preside
Pubblicato il 25-04-2023