Lo spazio per migliorare
Tutta la partita in equilibrio, i nostri in maglia bianca, gli avversari in azzurro.
Ovviamente sono arrivata in ritardo, dopo un collegio facile - una volta tanto - ma assai faticoso per me, a livello personale. Coraggio, è il penultimo, dopo trentadue anni di servizio passati a fare come meglio potevo il capo di istituto; ancora una manciata di settimane, poi l'ufficio, il liceo, la scuola non saranno più casa mia.
Ora però c'è la partita, allo stadio Appiani. Raggiungo i miei fermiani sugli spalti alla fine del primo tempo. Siamo zero a zero. I ragazzi sono allegri, cantano, ripassano storia, parlano di limiti e algoritmi; cantano. Molti hanno dipinti dei segni sulla faccia.
Che bello vederli così!
Mi siedo in mezzo a loro. La partita riprende. Restiamo in pareggio fino quasi al termine , il gioco è buono da entrambe le parti. Proprio quando la stanchezza inizia a farsi sentire, un boato: gol del Fermi! Un'esplosione di gioia: vinciamo ancora una volta, ci sarà una nuova coppa in presidenza, un nuovo titolo da aggiungere agli altri .
Questo entusiasmo dura poco: sul filo di lana, gli avversari pareggiano. Si va ai supplementari. Penso di scendere a ringraziare i giocatori , il capitano, l'allenatore , la prof che sta a bordocampo dopo una giornata di lavoro, i proff che sono sulle gradinate in alto a fare il tifo, un genitore che fotografa.
Penso a tutti i miei ragazzi, a tutti i proff, a tutto il personale ata, a tutti i genitori che ho conosciuto in questi anni, ai colleghi, alle autorità... vorrei ringraziarli tutti e vorrei poter raccontare a
ciascuo almeno una parola, un pensiero dedicato, vorrei dire grazie per il frammento di vita che abbiamo condiviso, lungo o breve, comunque utile a rendermi, giorno dopo giorno, una persona migliore.
Mentre penso queste cose, l'arbitro fischia. Niente di fatto, si va ai rigori.
La tensione è altissima: primo tiro, secondo, terzo...al quarto turno, la palla va fuori.
L'urlo di gioia e l'invasione di campo spettano ai bravi avversari .
Per noi, la delusione, temperata dall'evidenza di aver giocato bene, con uno spazio per migliorare, per riprendere e riprovare, l'anno prossimo.
È il mio augurio, il mio saluto.
Chi l'avrebbe mai detto, che l'ultimo mio scritto sarebbe stato suggerito da una partita di calcio, nemmeno vinta! Eppure va così, la vita riserva continue sorprese.
Dovrei averlo capito, alla mia età.
Concludo questa strada alla penultima svolta, con alcuni ringraziamenti speciali: ai miei familiari, ai miei vicepresidi, ai miei amici, a coloro che ho incontrato, imparando sempre.
Grazie a tutti per questo secondo posto, che ci permette la ricerca di nuovi traguardi, di nuovi spazi per migliorare. Mai Fermi!
Infine, e davvero, una dedica a tre persone che non hanno smesso di volermi bene nonostante i miei innumerevoli sbagli: ad Andrea Cattelan, amico di una vita; a Nilo Ruaro, professore emerito che mi ha accolto e sostenuto ogni minuto in questi dieci anni di presidenza al Fermi; a Paolo Alfier, mio marito.
Alberta
Pubblicato il 20-05-2023